I 34 scheletri del Poggio

il Resto del Carlino, 11 aprile 2012

Trentaquattro scheletri riesumati dal cimitero

“Vogliamo sapere chi sono”

San Giovanni in Persiceto, l’Anpi a caccia della verità. Il sospetto di un eccidio

 

di Alessandro Belardetti

Il funerale celebrato nel maggio del '63 (Foto Belardetti)

Il funerale celebrato nel maggio del ’63 (Foto Belardetti)

San Giovanni in Persiceto (Bologna), 11 aprile 2012 – La soluzione del mistero si avvicina. Il 23 aprile, infatti, verranno riesumate dal cimitero di San Giovanni in Persiceto le ossa dei 34 scheletri che furono trovate durante un’operazione agricola di impianto di un filare di vite, il 6 ottobre del 1962 nel terreno della famiglia Maestrello, accanto a via Poggio. A ottenere il permesso, concesso dal procuratore capo Roberto Alfonso, per far analizzare a proprie spese i campioni di ossa, sono stati Carlo D’Adamo e William Pedrini, rappresentanti dell’Anpi di Persiceto.
Tutto è iniziato nel 2008 con la richiesta di disporre indagini sull’accertamento dell’età degli scheletri e tra pochi mesi, il tempo necessario agli istituti di ricerca per consegnare i risultati, arriverà la soluzione. Il caso dei ‘34 sconosciuti’ (in realtà non c’è certezza nemmeno sul numero delle persone e resta viva la possibilità che nel terreno siano ancora sepolti altri scheletri), anche dopo la sentenza del 1965 contro ignoti imputati di strage e soppressione di cadavere, non venne mai risolto e ora torna improvvisamente d’attualità. All’epoca, l’Istituto di medicina legale di Bologna, dopo sette mesi di analisi, evidenziò che le cause e il periodo preciso della morte non erano identificabili. Il giudice, però, concluse che gli scheletri appartenevano a vittime di rappresaglie, fasciste o della Resistenza, della Seconda guerra mondiale, anche se la loro identità non venne mai a galla.
Nel maggio del 1963, nella chiesa della Collegiata, ci furono i funerali in forma solenne con le cassettine zincate portate al cimitero. Le due ipotesi che ai tempi presero maggiormente piede, e rimasero nel corso degli anni le più credibili sull’evento e sul periodo storico in cui morirono quelle 34 persone, risultano diametralmente opposte e ognuna non del tutto convincente.
Oltre alle testimonianze e alle analisi delle ossa, il terzo e decisivo punto di partenza per la ricerca della verità è il ‘luogo del delitto’: gli scheletri vennero rinvenuti a una profondità di circa 1,20 metri, su due file parallele per una lunghezza di circa 80 metri e a una distanza di un 1,5 metri l’uno dall’altro, senza indumenti e oggetti, ad eccezione di un coltello ormai privo di manico. Contemporaneamente venne scoperto anche lo scheletro di una testa di cavallo: un ritrovamento piuttosto stupefacente.
Tornando alle due ipotesi, da un lato c’è chi sostiene che le ossa appartengano a persone decedute a causa dell’attacco di peste avvenuto nel 1630, dall’altro c’è chi difende la tesi secondo cui quei 34 scheletri possano essere dei passeggeri, militari della Repubblica Sociale Italiana a bordo della famosa ‘corriera fantasma’, una vicenda tutt’altro che chiara. Quel che è certo è che il giallo di questi ‘34 sconosciuti’ è durato troppo a lungo e dopo 50 anni è giunto il momento di conoscere la verità sulla loro morte.

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