I 34 scheletri del Poggio

Gaianews.it – giovedì 13 settembre 2012

Quando la scienza aiuta la storia: il caso della “corriera fantasma” di Bologna

Sfatata a Bologna la leggenda della “corriera fantasma”, secondo la quale i partigiani avrebbero teso un agguato ad una corriera che trasportava fascisti. Le ossa ritrovate appartengono in realtà a uomini medievali

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 13.09.2012

A San Giovanni in Persiceto, un paese alla periferia di Bologna, negli anni ’60 furono ritrovate le ossa di un gruppo di uomini in un campo. Molti dissero che quelle ossa appartenevano alla “Corriera fantasma” una corriera che, partita da Brescia con a bordo militanti fascisti, subì un agguato da parte dei partigiani in cui tutti i passeggeri persero la vita. Oggi, a distanza di 50 anni, la scienza dimostra che la leggenda era solo tale e che quei corpi sono in realtà un’incredibile scoperta che va ad aggiugersi al già vastissimo elenco di reperti e testimonianze della antica civilità bolognese.

Fra gli abitanti del paese la leggenda era nota: le ossa ritrovate erano della corriera bresciana. Dopo essere state rinvenute in un campo nel 1962 le ossa erano state seppellite in 32 cassette nel cimitero di San Giovanni.

Nel 1965 a seguito di un’inchiesta  si erano fate eseguire delle analisi che non escludevano, con la tecnologia del tempo, che i corpi potessero risalie all’epoca della seconda guerra mondiale. Poco tempo dopo un sentenza del Tribunale di Bologna aveva decretato che i corpi non avevano segni di traumi e perciò era daescludersi che si trattasse di fascisti morti sotto un agguato dei partigiani.

Ma a nulla era servito: infatti le voci hanno continuato a circolare tanto che l’ANPI ha chiesto una nuova indagine. I campioni relativi a tre corpi sono stati analizzati degli esperti dell’Università di Bologna e del museo archeologico ambientale di Persiceto, prima di essere inviati al Centro di datazione e diagnostica (Cedad) dell’Università del Salento, a Lecce.

Dai risultati è emerso che due dei campioni esaminati risalgono rispettivamente a un’età compresa tra l’890 e il 1050 e tra il 990 e il 1160. Dunque sono corpi di umani vissuti in epoca medievale.

Il dato secondo Maria Giovanna Belcastro, docente di antropologia dell’Alma Mater ed esperta negli aspetti forensi della disciplina è “assolutamente affidabile, perché affidabile è il metodo ed affidabile è il Cedad”.

Ora l’ipotesi è che in località Poggio di Persiceto, oggi ancora campo coltivato, ci possa essere stata una sorta di necropoli, con i cadaveri sepolti forse nella nuda terra e non è escluso che si possano ritrovare “altre tracce o anche altri resti umani”. Del resto, negli anni Novanta a Sant’Agata Bolognese, non lontano da San Giovanni, fu rinvenuto un villaggio fortificato, di fatto un castrum, risalente al X secolo. Insomma, il mosaico storico e soprattutto il contesto è ancora tutto da costruire e si comincerà, nei laboratori dell’Università di Bologna, con la catalogazione e il restauro di tutte le ossa, per capire esattamente a quanti corpi appartengono, di che sesso sono e che età avevano quando sono morti.

“Il rinvenimento di questi scheletri – ha detto il sindaco di San Giovanni in una conferenza stampa durante la quale sono stati presentati i risultati delle analisi e riportata dal Corriere.it – si inseriva al termine di un periodo che aveva prodotto fratture profonde nella nostra comunità. Ferite che solo con il tempo è stato possibile ricucire”.

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