Fuori collana

Misfatti di confine tra ’500 e ’700

copertina_misfattiIl 2013 è stato un anno speciale per la Partecipanza e la Comunità di San Giovanni in Persiceto, nel rispetto di una tradizionale cadenza novennale, si è rinnovato infatti un patto stipulato tra persicetani oltre sei secoli fa. L’anno delle Assegnazioni delle terre, quelle strappate ai paludosi boschi della Bassa e tenacemente rese fruttifere nel tempo.

Queste terre “divise” vennero assegnate secondo precise regole agli “originari” abitanti del castello di San Giovanni in epoca rinascimentale, attorno al 1542, mentre il nome di “repartantes” è già documentato nel 1459. In un anno speciale di divisioni-assegnazioni si è scelto di attivare un progetto di ricerca storico-archivistica ideato in collaborazione tra l’Archivio di Stato di Modena, il Comune di San Giovanni in Persiceto e il Consorzio dei Partecipanti di San Giovanni in Persiceto, volto a conoscere se e fino a che punto le divisioni tra terre e territori influiscono sulle vite degli “uomini di confine”, di coloro che abitano sulle fasce contermini, in senso lato i “rivali”. Un tema imperniato sul binomio distinzioni/differenze-commistione/contaminazione che si è deciso di indagare per terre a noi vicine: il confine tra Bolognesi e Modenesi.

È nato così, su progetto e coordinamento di Patrizia Cremonini, dell’Archivio di Stato di Modena, “Il confine che non c’è. Bolognesi e Modenesi uniti nella terra di mezzo”, ciclo di iniziative triennali volto a esaminare la fascia di cerniera in cui noi viviamo e che nel corso dei secoli è servita a segnare diversi tipi di confine: tra antichi popoli e gruppi etnici, tra stati ed eserciti, tra culture, lingue e linguaggi.

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