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La vita bella di Santa Clelia Barbieri

lavitabella

SECONDA EDIZIONE

Clelia Barbieri è nata verso la metà dell’Ottocento alle Budrie di San Giovanni in Persiceto, piccolo paese seminato nelle campagne della pianura bolognese. Di lì, nella sua breve esistenza, ha irradiato i frutti della santità, riconosciuta ufficialmente nel 1989, aiutando i piccoli a crescere e contagiando una schiera di giovani donne che seguono tuttora la sua ‘ispirazione granda’ di ‘piacere sempre più il Signore’ (dalla lettera manoscritta di Santa Clelia a Gesù, riportata nel volume).
Il testo ripercorre la vita della Santa con un linguaggio semplice ma mai banale, adatto a tutti coloro che ancora non l’hanno conosciuta o vogliono riscoprirla, basandosi sulle testimonianze originali dei contemporanei.
Il volume è accompagnato da undici disegni originali ispirati alla vita della Santa realizzati da Fabio Bigatti.

Età: 7 – 9 anni

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Quando le porte si sono aperte

Quando le porte si sono aperteVenticinque anni fa, nel 1989, chiudeva la struttura psichiatrica di San Giovanni in Persiceto (Bologna), l’Ospedale-Ricovero San Giovanni.

«È stata un’operazione che ha saltato a piè pari il tema dell’umanizzazione, per andare ad individuarla nel luogo dove la vita si svolge e, guarda caso, nel luogo di origine da dove le persone ricoverate erano state emarginate, strappate, respinte … Lì è il luogo dove l’operazione di reinserimento poteva diventare … la riconquista di una vita da parte di una persona che lì aveva sofferto … Quindi ritornare nei luoghi dove si era vissuto aveva un valore diverso ma più positivo … Il progetto di San Giovanni in Persiceto ha teso ad ancorare una persona al territorio per essere cittadino tra i cittadini.» (Franco Digiangirolamo, sindacalista a Persiceto negli anni ’80)

L’esperienza del superamento dell’Ospedale-Ricovero resta unica ed esemplare nel panorama della psichiatria italiana, anticipando di cinque anni la Legge Basaglia (Legge 180 del 1978). Contestualmente al reinserimento delle persone ricoverate nei loro contesti di origine, ha portato alla nascita dal welfare nei quattro comuni dell’allora Consorzio Socio-Sanitario, fondando i servizi di assistenza che tuttora rendono possibile il mantenimento sul territorio delle persone fragili, anziane, con handicap o con disturbi psichici.
Questo volume ripercorre le vicende che portarono alla de-istituzionalizzazione attraverso le voci dei suoi stessi protagonisti.

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Eresie e magie tra Modena e Bologna

eresie_copertina_Modena-page-001Nell’ambito del progetto “Il confine che non c’è. Bolognesi – Modenesi uniti nella terra di mezzo” realizzato dall’Archivio di Stato di Modena a cura di Patrizia Cremonini in collaborazione con il Comune di San Giovanni in Persiceto ed il Consorzio dei Partecipanti di San Giovanni in Persiceto, questo volume è di accompagnamento alla mostra ”Eresie e magie tra Modena e Bologna. Il tribunale dell’Inquisizione di Modena ed il controllo della fede sul territorio dopo la Controriforma”.

Il percorso espositivo, come il volume, intende analizzare il fenomeno inquisitoriale nel territorio modenese, ripercorrendo alcune tappe fondamentali della storia e delle funzioni dei Tribunali dell’Inquisizione e proponendo un’analisi di alcuni dei casi più interessanti affrontati a Modena. Importante dettaglio è che solo gli Archivi di Stato di Modena e Venezia conservano i documenti e gli atti del Tribunale dell’Inquisizione. I documenti relativi agli altri tribunali sul suolo nazionale sono ora conservati in Vaticano.

Questa pubblicazione rappresenta il proseguo del precedente volume “Fatti e misfatti di confine tra ’500 e ’700. La lunga mano dell’Inquisizione modenese su terre bolognesi” (Maglio Editore).

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Un filo di ferro

copertina_martinelliA più di trent’anni dalla sua prematura scomparsa, una mostra celebra Mario Martinelli (1939-1980), l’artista persicetano che negli anni troppo brevi della sua attività si collocò pienamente al centro dell’arte internazionale del suo tempo. Allievo dell’Accademia di Belle Arti nella prima metà degli anni Sessanta, Martinelli respirò il clima dell’informale, arrivato in Emilia e a Bologna attraverso Francesco Arcangeli e il gruppo dell’Ultimo naturalismo, e rispose alle domande che la cultura di allora poneva con esempi pittorici di grande valore. Ma non fu solo pittore.

Scrive Beatrice Buscaroli nel suo saggio critico: “Il tratto scarno della biografia sembra contraddire la ricchezza della produzione: disegni, sculture, dipinti, bozzetti, ambienti, anche. Come se Martinelli non volesse – o non potesse – mettere niente tra parentesi; come se niente, nessuna scelta fosse da rigettare. Tomba e Corazza possono convivere con Mandelli e con Guidi, il segno veloce e ironico della caricatura con il gesto meditato della pratica pittorica. Così come possono e devono convivere questi percorsi con l’immaginazione plastica, con l’analisi delle masse e dei volumi, che si ritrova tanto nella Crocifissione di Lido delle Nazioni (una eccentrica e colta forma di ibridazione tra artigianato artistico e suggestioni post-surreali che fanno pensare ad Alik Cavaliere), quanto nella passione con cui – seguendo un’inesausta tradizione tutta persicetana – si realizzano i carri allegorici per il Carnevale”.

Pubblicato in occasione della mostra, il volume riunisce il saggio critico di Beatrice Buscaroli, il testo di Silla Zamboni, pubblicato sull’opuscolo della personale di Mario Martinelli presso la Galleria “Il Collezionista” di Bologna (1966), insieme all’introduzione del Comitato Don Chisciotte della Bassa, promotore della mostra e impegnato nel restauro della statua in ferro del Don Chisciotte di Martinelli (1971), attualmente posta nel parco pubblico di San Giovanni in Persiceto. Segue il catalogo delle opere suddiviso in cinque sezioni (pittura, disegno, arredamento, scultura, Carnevale), la biografia di Mario Martinelli e la bibliografia.

Beatrice Buscaroli
Storica e scrittrice d’arte, ha curato la Quadriennale di Roma e il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia nel 2009. Ha scritto saggi e organizzato mostre sul Novecento italiano, maggiore e minore. Insegna storia dell’arte moderna, storia dell’arte contemporanea e museologia. Ad aprile 2014 è stata nominata membro del Consiglio superiore dei Beni culturali dal ministro Dario Franceschini.

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Misfatti di confine tra ’500 e ’700

copertina_misfattiIl 2013 è stato un anno speciale per la Partecipanza e la Comunità di San Giovanni in Persiceto, nel rispetto di una tradizionale cadenza novennale, si è rinnovato infatti un patto stipulato tra persicetani oltre sei secoli fa. L’anno delle Assegnazioni delle terre, quelle strappate ai paludosi boschi della Bassa e tenacemente rese fruttifere nel tempo.

Queste terre “divise” vennero assegnate secondo precise regole agli “originari” abitanti del castello di San Giovanni in epoca rinascimentale, attorno al 1542, mentre il nome di “repartantes” è già documentato nel 1459. In un anno speciale di divisioni-assegnazioni si è scelto di attivare un progetto di ricerca storico-archivistica ideato in collaborazione tra l’Archivio di Stato di Modena, il Comune di San Giovanni in Persiceto e il Consorzio dei Partecipanti di San Giovanni in Persiceto, volto a conoscere se e fino a che punto le divisioni tra terre e territori influiscono sulle vite degli “uomini di confine”, di coloro che abitano sulle fasce contermini, in senso lato i “rivali”. Un tema imperniato sul binomio distinzioni/differenze-commistione/contaminazione che si è deciso di indagare per terre a noi vicine: il confine tra Bolognesi e Modenesi.

È nato così, su progetto e coordinamento di Patrizia Cremonini, dell’Archivio di Stato di Modena, “Il confine che non c’è. Bolognesi e Modenesi uniti nella terra di mezzo”, ciclo di iniziative triennali volto a esaminare la fascia di cerniera in cui noi viviamo e che nel corso dei secoli è servita a segnare diversi tipi di confine: tra antichi popoli e gruppi etnici, tra stati ed eserciti, tra culture, lingue e linguaggi.

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