Fulminea come un rigore, sofferta come una finale. Così è stata la vita di Cesare Alberti, attaccante del Bologna degli anni Venti, uno dei “ragazzi terribili” di Angiolino Badini. La serie A a sedici anni, la convocazione in Nazionale, il titolo di più forte centravanti del campionato italiano. La famiglia e gli amici, i lutti e gli amori. Un’ascesa che nemmeno la lesione al menisco – all’epoca fatale per un calciatore − arresta. L’operazione pionieristica e il “secondo tempo” di Cesare, che più forte e tenace di prima riprende, sempre in rossoblu anche se la maglia è quella del Genoa. Cesare Alberti a 22 anni aveva tutto e chissà quanti tempi avrebbe ancora giocato. Ma la sua partita si interrompe a Genova la sera del 14 marzo 1926, quando il giovane campione muore in circostanze misteriose.
Sullo sfondo lo Sterlino, il campo “pendente” su cui il Bologna iniziò a diventare grande. Storie e aneddoti tra il 1913 e il 1927, raccontati dalle penne vivaci di calciatori e tifosi che erano anche un po’ scrittori.
Marco Tarozzi, bolognese, classe 1960, è caposervizio del quotidiano “L’informazione di Bologna”. Ha pubblicato, tra gli altri, i libri “I canestri della Sala Borsa” (2004), “La leggenda del re corridore – Vita breve di Steve Prefontaine” (2006), “Semplicemente Magnifico, vita tra i canestri di un gigante del basket” (2008), “La voce del campione – 25 storie di sport all’ombra delle due torri” (2008), “100 storie per 100 anni” sul centenario del Bologna FC 1909 (2010), “L’angelo controvento” sul centauro Angelo Bergamonti (2011).