Ats

Reno News, 8 novembre 2012

Numero 3 – 8 novembre 2012
www.renonews.it

SPORTIVAMENTE

di Marco Tarozzi

QUELLA FORMULA UNO CHE VIAGGIAVA SULLA PORRETTANA…

Immaginate di essere fermi al semaforo sulla Porrettana a Sasso Marconi. Improvvisamente sentite un rombo assordante, vi affianca un’auto. Volgete lo sguardo e scoprite di avere accanto una monoposto di Formula Uno. Fantascienza? Forse. Però esattamente mezzo secolo fa qualcuno una situazione del genere l’ha vissuta davvero, e ha potuto raccontarla incredulo. Perché c’era davvero una Formula Uno che veniva collaudata sulla Porrettana, allora. Pensata in uno stabilimento di Pontecchio Marconi.

Altri tempi, quando da una costola della Ferrari nacque una scuderia tutta bolognese che poteva vantarsi di avere alcuni tra i migliori tecnici in circolazione e il pilota che si era laureato campione del mondo un anno prima. Si chiamava ATS, la monoposto progettata dall’ingegner Carlo Chiti, uno dei fuoriusciti dalla fabbrica di Maranello che più in là nel tempo avrebbe riportato nel Circus mondiale della F1 anche l’Alfa Romeo. I suoi piloti erano Phil Hill e l’italiano più forte del momento, Giancarlo Baghetti. Presentata in pompa magna all’Hotel Baglioni, nel cuore di Bologna, pensata e sviluppata a Pontecchio Marconi, in una fabbrica-laboratorio all’avanguardia che aveva scatenato le ire della moglie di Guglielmo Marconi, illustre dirimpettaia, perché toglieva visuale e pace con quei rumori assordanti.

Non era stato un divorzio tranquillo quello di Chiti, del Ds Romolo Tavoni e di altri sei membri dello staff da Enzo Ferrari. Le frizioni erano forti soprattutto con la moglie del Commendatore, Laura, che interferiva sulla vita della scuderia. I “ribelli” protestarono a fine ottobre del 1961, e si trovarono in mano una lettera di licenziamento. In tronco. Chiti e Tavoni iniziarono a bussare alla porta di imprenditori amici, e trovarono risposte dal toscano Giorgio Billi, da Giovanni Volpi di Misurata e da Jaime Ortiz Patino. Nacque così, in pochi mesi, i progetto “Automobili Turismo e Sport”. ATS, appunto.

Dallo stabilimento che provocava le ire della signora Marconi (al punto che dovette intervenire il cardinale Lercaro per trovare un compromesso…) quattordici mesi dopo il divorzio uscì la Tipo 100, presentata sotto gli occhi del grande Fangio e pronta per affrontare il Mondiale F1. Nel frattempo, Volpi e Patino avevano mollato l’idea, e a reggere economicamente il progetto era rimasto il solo Billi. La macchina era nuova e per molti versi rivoluzionaria, ma in pista le cose non si misero bene: cinque gran premi in tutto, poi il sipario. Mentre da Pontecchio usciva un’altrettanto bella e innovativa Gran Turismo.

La storia dell’ATS ora è fissata nella memoria grazie al volume “ATS, la scuderia bolognese che sfidò Ferrari”. L’ha scritto con passione il giornalista Michael John Lazzari con Maglio Editore, vivace ed emergente casa editrice di San Giovanni Persiceto. L’ha presentato martedì sera nella sede di Scuderia Bologna di Francesco Amante, in via Ranzani, insieme al collega Giuliano Musi e alla presenza di alcuni testimoni dell’avventura: da Giorgio Billi, il proprietario oggi splendido 88enne, venuto appositamente da Firenze, al collaudatore Teodoro Zeccoli, fino al motorista Gianni Maccaferri. Ne sono usciti aneddoti e storie che meritavano di non andare perdute. Come quella di cui abbiamo scritto: vedere una monoposto di Formula Uno sfrecciare lungo la Porrettana verso Sasso. Cinquant’anni fa, era possibile…

Il libro è in vendita a 15 euro in tutte le librerie o presso la casa editrice (info@maglioeditore.it). E’ interessante, avvincente, divertente. Insomma, li vale tutti.

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