Le braci

I miei novant’anni

CopertinaGandiniIl testo è suddiviso in ventinove capitoli, preceduti da una breve prefazione. In ogni capitolo Gandini ci racconta, con un linguaggio piano ed essenziale, la sua vita: dai ricordi infantili, con l’assimilazione di quei valori che l’avrebbero sempre accompagnato, alle avventure da soldato e “disertore” dopo l’armistizio del 1943, dalle esperienze lavorative sia come docente che preside, all’impegno civico e a quello di studioso. È una storia personale che coincide con la storia dell’Italia dagli anni Venti del Novecento a oggi, narrata da chi ha contribuito in tanti modi e con costanza al miglioramento della società civile agendo sia a livello istituzionale che personale. Conosceremo anche il prozio socialista, Giovanni Zibordi, le scelte laiche dei genitori, la pianificazione di un futuro attraverso lo studio, la “guerra” delle due scuole medie persicetane, la crescita della biblioteca comunale, la multiforme produzione scientifica volta a far conoscere in modo documentato le vite di altri studiosi.

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Testimoni silenziosi

WebOgni comunità, ogni paese o città in Italia possiede una serie di luoghi, di ricordi, di simboli, di segni che nel tempo sono stati vissuti, tramandati, custoditi. Sono stati conservati, a volte consapevolmente e altre inconsciamente, dalla volontà di singoli o di gruppi, o dall’intera cittadinanza di un luogo, senza che questo fosse imposto da istituzioni a carattere locale o nazionale.
Altri, invece, sono stati rimossi e perduti per sempre, ingoiati dall’oblio che il tempo inevitabilmente porta sulle cose non più comprese e ignorate. Per questo motivo esistono numerosi oggetti, di varia tipologia, sparsi qua e là nei centri urbani e nei territori circostanti, che in modo estremamente spontaneo e sincero hanno superato il tempo, diventando dei testimoni silenziosi che custodiscono storie ormai passate, spesso dimenticate, legate fortemente al luogo ed al momento storico che le hanno generate.
L’esigenza di censire, valorizzare e tutelare questo particolare patrimonio nasce dalla volontà di non disperdere le ultime tracce di questo passato così genuino e caratterizzante per ogni comunità, non di meno per quella di San Giovanni in Persiceto.

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San Żvân com’era e com’è

SanZvan_reduxNella biblioteca comunale “G.C. Croce” di Persiceto sono consultabili due album fotografici: uno realizzato da Odoardo Lodi, sindaco della nostra cittadina all’inizio del XX secolo, l’altro successivamente dall’economo comunale Giovanni Forni. Questi album, oltre alla pubblicazione di Floriano Govoni “Saluti e baci”, edito da Marefosca, ci hanno dato l’idea di effettuare un confronto tra alcuni luoghi persicetani di un tempo e attuali.

All’inizio di questo lavoro, non pensavamo di incontrare tante difficoltà nell’inquadrare, con le moderne attrezzature fotografiche, gli stessi angoli immortalati dai nostri “antenati” fotografi.

Le prospettive, che venivano catturate dalle vecchie macchine a soffietto, difficilmente si riescono a ripetere oggi, anche perché, a volte, moderne costruzioni impediscono di posizionarsi negli stessi punti di scatto, o la vegetazione, certamente cambiata negli anni, crea difficoltà. È altresì evidente l’ampiezza degli spazi disponibili, quando le vie e le piazze erano sgombere da auto parcheggiate o in transito.
Riteniamo sia interessante, stimolante, curioso e, speriamo piacevole confrontare vecchie foto in bianco e nero con immagini recenti a colori. Entrambe ritraggono vie, piazze, edifici di San Giovanni in Persiceto.

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Armando Marzocchi

CopertinaMarzocchi_reduxMario Gandini racconta la storia di una vita, quella di Armando Marzocchi, segnata dalla scelta di entrare nella Resistenza nella primavera del 1944. Anche il fratello Antonio lo seguirà, ma dopo pochi mesi cadrà vittima in un’imboscata tedesca in località Bargellino di Tavernelle. Armando attenderà invano il rientro del fratello, il cui cadavere intanto veniva sfregiato e impiccato a un albero al trivio tra la Circonvallazione di San Giovanni in Persiceto e Via Bologna.
Terminata la guerra, il percorso iniziato da Armando come partigiano sfociò naturalmente nell’impegno politico, prima come consigliere comunale per il PCI (1946-1951), poi come sindaco di Persiceto in un ventennio cruciale (1951-1970), infine come consigliere e assessore provinciale (1972-1980). La sua figura di amministratore preparato e avvezzo al confronto merita oggi di essere ricordata da chi l’ha conosciuto e riscoperta dalle nuove generazioni. Al fratello Antonio è oggi dedicata una via di Persiceto.
Ad Armando, Mario Gandini dedica questo libro che ne ricostruisce la figura e la storia tramite ricordi, articoli e documenti inediti.

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E té prélla!

lanzarini-cover-lowCon una prefazione di Anna Manfron e un contributo di Maria Grazia Bollini.
Revisione filologica e ortografica dei testi in bolognese di Roberto Serra.

Come si racconta una vita teatrale? Come dare a parole l’idea delle messinscene degli spettacoli, delle interpretazioni attoriali, delle emozioni suscitate sul pubblico?

«Un attore recita sull’acqua e non rimane niente di quello che fa» diceva Adriana Lanzarini quando le si chiedeva di raccontare di suo padre. Bruno Lanzarini (1902-1976) è stato uno dei migliori attori dialettali bolognesi. Nel 1949 costituì una propria compagnia che per 25 anni catalizzò i favori del pubblico petroniano. I suoi monologhi erano scanditi dal verso «E té prélla!» con cui dava il la agli applausi. Lanzarini fu anche caratterista in vari film a fianco di Totò, Walter Chiari e Titina De Filippo, e fu scelto da Giorgio Strehler per il Dottor Lombardi nell’Arlecchino servitore di due padroni, ruolo che lo portò a recitare in tutto il mondo dal 1959 al 1968 per 725 repliche. Nonostante l’intensa attività teatrale, Lanzarini non abbandonò mai a Bologna la propria officina di meccanica di precisione.

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