Le invisibili

Libroguerriero – 8 settembre 2018

“Le invisibili” di Maurizia Cotti (Maglio Editore)

Recensione di Marilù Oliva

Di teatro parla questo libro e non solo. Di come lo stesso possa divenire preziosa strumentalità per le professionalità educative: insegnanti, pedagogisti, operatori del settore. Maurizia Cotti, l’autrice, ha del resto estrema competenza in materia. Docente e direttrice didattica di scuola primaria, insegna anche presso l’Università di Bologna. Come psicologa e psicoterapeuta ama approfondire il valore terapeutico della scrittura, sulla quale ha all’attivo numerose pubblicazioni.

Il libro è strutturato in tre parti (“La drammaturgia come rispetto della complessità”, “Studio per un progetto di laboratorio tra educazione e teatro”, “La ricerca e la forma”), più una ricca appendice che propone materiale fruibile, sia narrativo, musicale, etc e una ricca Bibliografia ragionata finale, con tanto di testi, sitografia e filmografia.

Questo volume è estremamente interessante e non credo sia rivolto esclusivamente a chi si confronta coi bambini. È un libro utile a tutti, per diverse ragioni: sia perché apre nuove possibilità pratiche all’insegna di una visuale – anche didattico-educativa, ma non soltanto – più inclusiva e completa, sia perché invoglia a ragionare su alcune tematiche che ci sfiorano quotidianamente, ma spesso restano in ombra. Come, ad esempio, la potenza della narrazione:

“la narrazione apre, evoca uno spazio che non esiste, ma è reale per tutti coloro che sono sotto la sua influenza”.

Le potenzialità del teatro e della drammaturgia vengono esaminate anche attraverso esperienze riproposte o citazioni. Se la base del teatro è la diversità, tale diversità può divenire risorsa, perché – se curata ed esplorata – ci consente un’osservazione del mondo scissa da quella autoreferenziale.

“…il teatro informa, aggrega, sostiene, aiuta a esplorare in modo ampio quello che il singolo affronterebbe solo in modo reattivo”.

Il teatro diviene, in sostanza, insieme ad altre forme artistiche, una sorta di viatico per uscire dal sé e amalgamarsi all’altro. Per questo potrebbe rivelarsi un’ottima occasione per affrontare questioni come la cittadinanza, in tutte le sue prospettive: valorizzazione del sommerso, rispetto delle regole, recupero delle marginalità, etc.

Con uno stile chiaro, la scrittura saggistica procede attraverso ragionamenti, argomentazioni, proposte, laboratori. Troverete tantissimi spunti e molto materiale utile, sia per l’insegnamento che per la vita quotidiana. Oltre a qualche tocco di alta poesia:

 

Sii dolce con me. Sii gentile.

È breve il tempo che resta. Poi

saremo scie luminosissime.

E quanta nostalgia avremo

dell’umano. Come ora ne

abbiamo dell’infinità.

 

(Mariangela Gualtieri, Bestia di Giuda, Einaudi, 2010)

Le invisibili

controcorrente.globalist.it – 3 dicembre 2015

“Le invisibili” della scrittrice persicetana Maurizia Cotti

L’autrice spiega la funzione educativa del teatro: “Come il teatro, una scuola non di apparato “costruisce relazioni, aiuta a resistere all’omologazione e costruisce ponti”.

LA REDAZIONE
giovedì 3 dicembre 2015 21:25

Armando Punzo

“Eugenio Barba sostiene che la base del teatro sia la diversità, una diversità che va curata, esplorata, trasformata in un serbatoio di energie positive, perché è un modo diverso e ricco di guardare le cose, di vedere il mondo, sé e gli altri. Questa è la base del modo di accogliere e porgere contenuti e percorsi anche a scuola. E’ un consiglio che va seguito. Come il teatro, una scuola non di apparato “costruisce relazioni, aiuta a resistere all’omologazione e costruisce ponti”.
Maurizia Cotti, “Le invisibili”, Maglio Editore 2015

“Le invisibili, narrare il teatro come strumentalità per le professionalità educative” è il libro di Maurizia Cotti, personaggio di spicco della cultura persicetana, da poco pubblicato da Maglio editore.
Maurizia in questo volume raccoglie le sue esperienze nel teatro educativo e civile e le fonde con la educazione alla cittadinanza per arrivare a proporre un progetto di messa in scena, da cui, spera, in futuro possano sorgere nuovi percorsi.

La teatralità è soprattutto rispetto della diversità che, per l’autrice, è un principio incarnato soprattutto da Armando Punzo, definito l’educatore “invisibile”, attore e regista teatrale, che da oltre 25 anni, ogni giorno entra nel carcere di Volterra per costruire e mettere in scena progetti teatrali che sono stati apprezzati in tutto il mondo.
Nonostante i premi ricevuti dagli attori “scoperti” da Punzo, si pensi soprattutto a Aniello Arena con il film “Reality”, Armando Punzo sta incontrando notevoli difficoltà a trasformare l’attività teatrale carceraria nel primo Teatro Stabile in carcere.
Con il suo libro Maurizia Cotti sostiene apertamente il progetto di Punzo e attraverso “Le invisibili” aggiunge un tassello importante alla costruzione di una nuova consapevolezza sulle potenzialità educative del teatro, fornendo insieme a scritti di riflessione, anche schede pratiche per creare un’opera teatrale.

Da abbozzi scenografici a monologhi per “cucire” le varie scene (tra cui il monologo “Sono stufa” scritto dall’autrice) sino alla ricerca di un’idea da rappresentare in teatro.
Il percorso proposto da Maurizia è un percorso aperto, che richiede l’apporto di ognuno per arrivare a creare un’opera teatrale. Le suggestioni proposte dall’autrice sono molteplici:
“In teatro si esplora. L’analisi testuale, la pluralità dei codici, la ricerca, il confronto, la discussione e il dialogo, il rispecchiamento reciproco, fanno sì che il teatro sia educativo in modo non imperativo o programmatico, ma effettivo. Il teatro permette di entrare e uscire da un proprio spazio di solitudine per entrare ed uscire da uno spazio di sperimentazione e poi di attivazione creativa, che nella vita non sempre si può evocare”.

Biografia

Maurizia Cotti, lavora nella scuola. Insegnante e direttrice didattica, attualmente si occupa dei tirocini dei futuri insegnanti di Scuola dell’Infanzia e Primaria presso il Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria nel Dipartimento di Scienze dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin” dell’Università di Bologna. Come psicologa e psicoterapeuta si interessa ai processi cognitivi e metacognitivi collegati all’emotività e alla creatività. In particolare si interessa del valore curativo della scrittura, sia scrittura narrativa, anche autobiografica, e scrittura al femminile sia narrativa per bambini e di teatro nella sua capacità di dare forma ai profondi arrovelli ed enigmi della vita. Su queste tematiche ha pubblicato diversi saggi, tra cui “Da Calvino a Pennac passando per Süskind” in Quaderno della formazione in itinere (2011) e “Laboratorio di metacognizione” in Imparare facendo (2012). Dal 2000 scrive regolarmente recensioni per la rubrica “La Tana dei Libri” sul periodico persicetano il BorgoRotondo.